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SINOSSI

La vita di Primo Piovesan, artista geniale, avanguardista, multiforme e polifunzionale (scrittore, commediografo, attore teatrale, giornalista, cabarettista…), è snocciolata in una biografia che non ha nulla dell’asettica rendicontazione cronachistica, propria di una certa tradizione di genere; al contrario, filtrando il personaggio sotto le lenti distorsive della fantasia e del ricordo, Nicola Piovesan tratteggia un affresco che, oltre a renderci in modo puntuale l’enormità della carriera di un maestro della drammaturgia, celebre non soltanto nella sua amata Vicenza, bensì in tutto il territorio nazionale, ci regala l’immagine di un uomo capace di conservare la propria libertà di pensiero e la sua sensibilità creativa anche in un momento storicamente buio come quello della dittatura fascista, pagando sulla pelle il coraggio delle proprie scelte. Un uomo in grado di restare sempre e comunque dalla parte del popolo, e di porre il suo estro al servizio degli umili e degli oppressi; un ‘socialismo artistico’ il suo, che si concretizza in primo luogo nel principio per cui, donare alla gente un momento di pace e serenità in un contesto storico tragico, è un atto d’amore imprescindibile. In secondo luogo nell’idea di contribuire, attraverso le proprie opere, alla creazione di una piccola coscienza di classe, in grado di dare forza e compattezza alle masse in un periodo di forte oppressione.

Ma fra le pagine si legge molto di più. Primo è un padre buono, premuroso e attento, che cerca d’insegnare ai figli i principi di un’etica cristiana e i valori di carità e amore per il prossimo che nemmeno nei tempi bui e poveri della guerra vanno dimenticati. È un papà afflitto tutta la vita dal senso di colpa generato dal fatto di non potersi dare completamente alla famiglia, poiché il lavoro lo porta spesso lontano. Ed è un marito innamorato della sua splendida Ines, voluta a tutti costi sin dalla prima volta che la scorse di soppiatto, nascosto dal sipario di un teatro. E non poteva che esser questo, anche lo scenario del loro primo incontro: due attori, due spiriti dediti alla filodrammatica anima e corpo, uniti su e giù dal palcoscenico. E come non citare il Primo tifosissimo del Vicenza, appassionato del calcio e dei tifosi, del calore respirato sugli spalti e a bordo campo, ove svolgeva il suo lavoro da corrispondente per il giornale.

Una biografia moderna dal sapore antico; un lungo dialogare fra un Primo ormai allettato, prossimo alla morte, e un misterioso giornalista che compare nella sua casa ormai deserta. Una casa fra le cui mura echeggiano le voci di una famiglia felice e dei tanti artisti sedutisi in un salotto in cui, fra una cena, una battuta e una bottiglia, sono nate alcune fra le opere più belle del teatro del Novecento italiano.

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